Ridotta in appello la pena della reclusione per "violenza privata". Ricorso per Cassazione dichiarato inammissibile

Un medico, dipendente dell’ASUR 9 di Macerata, è stato condannato alla pena di 6 mesi di reclusione ed al risarcimento del danno quantificato in € 5.000 in favore della persona offesa dal reato di «violenza privata», il signor R.V., anziano paziente. Il medico, Dott. A.L., avrebbe costretto l’R.V. ad uscire dai locali del centro cardiologico contro la sua volontà, dicendogli: «togliti dalle palle!» e richiudendo la porta in modo da non farlo rientrare, «tanto da sbatterla violentemente e provocare la rottura del vetro», così ferendo leggermente la persona offesa, «con l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio». Ricorre per Cassazione il Dott. A.L. adducendo tre motivi, tra i quali la carenza dell’elemento soggettivo – coscienza, volontà e intenzione di usare violenza e minaccia. Oltre a ciò, sostenendo che le risultanze probatorie avrebbero dimostrato che il paziente aveva causato l’impossibilità – per il medico – di svolgere il proprio servizio a causa delle continue rimostranze. La Corte riscontra invece le “inverosimiglianze” delle allegazioni difensive dell’imputato rimarcando invece « l’esortazione, ad alta voce, del medico verso l’anziano ad uscire, i toni alterati che ne erano scaturiti, le espressioni perentorie utilizzate la manifestazione di volontà contraria della parte lesa, la chiusura della porta con particolare energia da parte del medico e la rottura del vetro.»; D’altronde, aggiunge la Corte, «quand’anche si volesse dare credito al disagio addotto dal medico, la situazione in sé non giustificava un intervento teso ad estromettere l’anziano». «Su tali basi, si deve dichiarare l’inammissibilità del ricorso, con contestuale condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma, che si reputa determinare in € 2.000,00, in favore della Cassa delle ammende.».

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Photo by Ashley Jurius